Con il termine di cybersquatting
si definisce la registrazione e
l'accaparramento di nomi a dominio corrispondenti a marchi o nomi
altrui, effettuata da chi non ne abbia il diritto a fini di concorrenza
sleale o per la rivendita a prezzi molto maggiori all'effettivo costo.
Nel primo caso, si tratta di imprenditori che registrano nomi a dominio
corrispondenti a marchi o alla denominazione di propri concorrenti per
sviarne la clientela sul proprio sito o sui propri prodotti; oppure
registrano nomi corrispondenti a marchi famosi per sviare sul proprio
sito utenti Internet attratti da un marchio che non è il
loro.
Nel
secondo caso, i cybersquatter
registrano nomi a dominio corrispondenti
a nomi o marchi famosi non ancora registrati dai rispettivi aventi
diritto, ai quali poi li offrono in vendita per somme altissime.
A causa del basso costo della registrazione di un nome a dominio, il
rapporto costi – benefici per i cybersquatter
è altissimo; basta anche
un dominio rivenduto a caro prezzo ad un legittimo proprietario per
coprire i costi di anche un migliaio di registrazioni abusive di domini
la cui rivendita non sia coronata da successo.
La
giustizia ordinaria non consente una reazione efficace nei
confronti dei cybersquatter,
che spesso agiscono in ordinamenti giuridici diversi
da quello in cui ha sede l'avente diritto al dominio. In questi casi, i
soli costi per il radicamento del giudizio all'estero rendono
più
conveniente, sotto il profilo economico, cedere al ricatto del cybersquatter
piuttosto che far valere il proprio buon diritto.
Ma anche se il cybersquatter appartiene allo stesso stesso ordinamento
giudirico dell'avente diritto al dominio, difficilmente il ricorso alla
giustizia statale consente una reazione rapida, efficace ed
economicamente conveniente. Anche se, in questo caso, i costi economici
del ricorso alla giustizia possono non essere proibitivi come per i
casi di procedimenti all'estero, i tempi per ottenere un risultato
utile possono essere troppo lunghi a fronte di un danno all'immagine
che aumenta esponenzialmente con l'aumentare del tempo in cui, ad
esmpio, un sito pornografico rimane in linea su un dominio
corrispondente ad un marchio famoso. E difficilmente, nel caso di esito
positivo, tali danni potrebbero essere recuperati dal cybersquatter.
Per reagire al fenomeno del cybersquatting,
ICANN con il supporto
dell'Organizzazione mondiale per la proprietà industriale
(OMPI
o, all'inglese, WIPO)
ha introdotto per i gTLD .com, .net, e .org a far
data dall'inizio del secolo un procedimento amministrativo di
risoluzione delle dispute relative ai nomi a domino rapido ed efficace,
denominato MAP (Mandatory
Administrative Proceedings o, all’italiana,
procedura di riassegnazione).
Le procedure di riassegnazione sono state in seguito adottate -
seguendo
sostanzialmente il modello di ICANN – anche da un gran numero
di ccTLD,
fra cui il .it, che è stato uno fra i primi ad
implementarle,
nell’agosto del 2000. Esso sono state previste anche per il
dominio .eu
dal Regolamento(CE)
n. 874/2004 del 28 aprile 2004.
Secondo
la Policy di
ICANN, un nome a dominio si considera registrato
abusivamente e viene quindi riassegnato ad un terzo che lo reclami,
quando questi dimostri che: a) il nome a dominio è identico
o di
similitudine tale da indurre in confusione in relazione ad un marchio
su cui egli vanta dei diritti; b) l’assegnatario del nome a
dominio non
abbia diritti o legittimi interessi in relazione al suddetto dominio;
c) il nome a dominio sia stato registrato e venga usato in malafede.
Il procedimento
è piuttosto rapido e semplice. Il ricorrente
(cioè colui
che ritiene essergli stato sottratto illegittimamente un nome a
dominio) presenta al DRSP prescelto il ricorso e la relativa
documentazione, versando quanto previsto dalle tariffe in vigore per il
procedimento. Il DRSP invia ricorso e documentazione
all’assegnatario
del nome a dominio contestato, invitandolo a far prevenire le proprie
repliche e la documentazione a supporto delle sue difese. Una volta
ricevute le repliche (o scaduto inutilmente il termine di 20 giorni
senza che l’assegnatario ne abbia inviate), il DRSP nomina un
Panel di
una o più persone (a seconda delle indicazioni del
ricorrente) scelte
fra un elenco di esperti selezionati dal DRSP. Entro 14 giorni il Panel
decide sulla controversia; se l’esito è favorevole
al ricorrente (ossia
se viene disposta la cancellazione o la riassegnazione del nome a
dominio) il Registro presso cui è registrato il nome a
dominio attua la
decisione, salvo che entro il termine di 10 giorni lavorativi dalla
decisione il soccombente non ricorra alla magistratura.
I
soggetti che possono ricorrere alla procedura. Non essendo possibile la
mera cancellazione del nome a dominio contestato, solo chi possa
registrare domini nel TLD .it è legittimato ad iniziare la
procedura.
Tutela
offerta al ricorrente. Nelle Procedure italiane non è
possibile
richiedere la sola cancellazione del nome a dominio contestato, ma
è necessario chiederne la riassegnazione.
Diritti
tutelati. Nelle procedure italiane è tutelato anche il
diritto al nome
delle persona fisica, anziché il solo marchio come nella MAP
di ICANN.
Onere
probatorio. Le MAP di ICANN prevedono per il ricorrente la prova
dell’assenza del diritto al nome a dominio in capo al
ricorrente,
mentre, più esattamente, le procedure italiane addossano al
resistente
di provare il proprio diritto al nome a dominio.
Tempistica
del procedimento. I termini per le repliche nelle procedure italiane
sono più lunghi, mentre quelli per ricorrere alla giustizia
ordinaria
dopo una decisione sfavorevole sono adeguati ai tempi della giustizia
italiana.
Diversi
effetti della proposizione di un giudizio ordinario rispetto alla
procedura.
4.
Le procedure di riassegnazione per il .eu.
Anche
le procedure
di riassegnazione predisposte per il .eu seguono
sostanzialmente lo schema delle MAP di ICANN. Rispetto ad esse (e a
quelle italiane) si caratterizzano per i maggiori costi, la maggiore
burocrazia e la maggior complessità.
Esse prevedono infatti una serie di possibili eventuali sub procedimenti
interni per risolvere questioni di rito o formali, che
possono
appesantire notevolmente il procedimento e allungarne i tempi, che
già
di per sé sono più lunghi di quelli delle MAP di
Icann e italiane.
Le procedure .eu prevedono infatti una serie di sub procedimenti, per
ciascuno dei quali, in caso di contestazioni delle parti, viene
nominato un apposito arbitro per la decisione di questioni su:
lingua da adottare per la decisione;
contestazione sulla regolarità formale di ricorso o replica;
5.
Lo Studio legale Fogliani e la tutela
dei nomi a dominio.
Lo
Studio legale Fogliani è in grado di fornire la migliore e
più
qualificata assistenza nelle procedure di riassegnazione dei nomi a
dominio ed in genere nelle questioni relative ad Internet, grazie
all'esperienza degli avvocati del suo studio.
In ambito nazionale, svolge la funzione di esperto per le procedure di
riassegnazione dei domini italiani presso CRDD - Centro risoluzione
dispute domini (Roma), CAM
- Camera Arbitrale di Milano presso la Camera di Commercio di
Milano, e ADR Company
(Reggio Calabria - Torino), enti abilitati dal Registro del ccTLD .it quali
Prestatori dei Servizi di Risoluzione delle Dispute.
Entrambi hanno reso per tali PSRD importanti decisioni, fra cui alcuni leading cases
in materia di nomi a dominio. Enzo Fogliani e Cristina De Marzi sono inoltre arbitri
abilitati dal Registro del ccTLD .it per gli arbitrati relativi ai nomi a dominio italiani.